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Vestito per incidere (sul clima)

di Claudio Monnini


Negli ultimi anni si sente molto parlare di Fast Fashion e ultimamente di Ultrafast Fashion.

Per chi non lo sapesse, è la moda a basso costo lanciata da molti famosi brand per rendere accessibile l’ultima tendenza di stagione anche per chi non avesse grandi capacità di spesa.


Dietro un’apparente approccio democratico - ciò che costa poco sembra infatti andare incontro a chi ha è meno ricco, o molto giovane - si nasconde un consumismo compulsivo che spinge a rinnovare il guardaroba con cadenza trimestrale.


Questi capi sono parte di una filiera totalmente insostenibile, e generano problemi che affliggono e affliggeranno proprio le generazioni che consumano il fast fashion, destinate ad abitare il pianeta più inospitale della storia umana.


Per avere un’idea del problema, di cui si sono occupate già da molti anni attivisti e ricercatori come Naomi Klein e il suo famosissimo best seller NoLogo, dietro il consumo indiscriminato di capi di abbigliamento si nasconde un mondo che va dallo sfruttamento del lavoro minorile, alla quasi totale assenza di diritti dei lavoratori, all’uso di coloranti chimici utilizzati in totale assenza di misure di sicurezza, a consumi di acqua spropositati, a viaggi interoceanici per finire nella vetrina di una delle nostre vie commerciali.

Sono i noti problemi dell’economia lineare: produci, consuma, genera un rifiuto – sulla cui analisi e conoscenza si è spesa una grandissima attivista e velista oceanica, Ellen Mc Arthur con la sua fondazione per l’economia circolare.


Sembra però che assumere un atteggiamento corretto costringa a spendere cifre impossibili per capi costosi, o per tessuti naturali di origine organica, di moda tra “l’alta borghesia ecologista” che si delizia di questi beni costosi ed esclusivi.


Non è così. La sostenibilità ha molte facce.


Come sempre vi suggerisco alcune piccole strategie di sopravvivenza per rendere più sostenibile la moda, senza per questo dover rinunciare a niente che vi piaccia:


1. Se un capo vi attira, prima di comprarlo fate mente locale a quello che avete nell’armadio e chiedetevi se davvero vi serve anche questo nuovo. La maggior parte dei vestiti vengono utilizzati solo 4 volte prima di essere dimenticati. A questo proposito è interessante la misura del cost per wear


2. I saldi migliori sono quelli che non si comprano. Costano zero.


3. Prima di acquistare leggete l’etichetta, vale anche per i vestiti: scoprirete dove è stato prodotto il capo, se è fatto con fibre sintetiche o naturali, se ha viaggiato mezzo pianeta prima di finirvi in mano, se proviene da un paese dove il lavoratore finisce male se chiede un aumento di stipendio


4. Anche se un capo proviene dalla filiera fast fashion, o ultrafast fashion (il fast fashion online senza punti vendita) il modo migliore per renderlo sostenibile è allungargli la vita. Sceglietelo come si sceglie un amico: per frequentarlo a lungo


5. Un effetto del cambio stagione compulsivo è che i vestiti prodotti dalle “grandi marche” dopo meno di un anno vengono venduti “a peso” all’industria degli stracci di Prato, da cui si forniscono i venditori dei mercatini ambulanti di mezza Italia che li offrono per pochi spiccioli. Provate il piacere di indossare l’ultimo grido dell’anno precedente e di pagarlo solo 2 euro, a volte 50 centesimi (parliamo dei prezzi di camicie, giacche e pantaloni di marca). O quello di avere un intero guardaroba che vi è costato solo 20 euro. Anche così il fast si trasforma in slow e diventa sostenibile.


6. Ci sono negozi vintage dove trovate a prezzi accessibili vestiti molto belli e particolari, quelli che vi servono per un’occasione speciale magari, veri capi di sartoria che costano poche decine di euro.


7. Cercate il vostro stile, non quello deciso a tavolino dalle riviste di moda o dalle vetrine del Corso per indurvi a comprare. Non ve l’ha ordinato il dottore di somigliare a tutte le altre persone che incrociate per strada, e, personalmente, considero la diversità una qualità, e l’omologazione una rinuncia alla propria personalità. Mostrate coraggio!


In conclusione, non si tratta di rinunciare al piacere di piacersi, o di vestirsi bene, o secondo i propri gusti e il proprio portafogli. Vestirsi come tutti gli altri, non è un vostro bisogno, non vi rassicura e non vi rende socialmente più accettabili: è la foglia di fico che vi propinano per nascondere il vostro vero carattere.


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