top of page
  • Laura

Emma Sempreverde - Cap. 10 e 11

Siamo arrivati alla fine del nostro primo racconto. A noi è piaciuto tantissimo lavorare con Emma e muovere assieme a lei i primi passi alla scoperta dei suoi superpoteri tutti di color verde. Abbiamo scoperto tante cose assieme a lei, e non dimentichiamo mai che anche noi siamo un po' Emma, dobbiamo solo aprire gli occhi e il cuore. Se siete bimbi non sarà difficile, se siete grandi provate a tornare un po' bambini.

Buona lettura

Noi di Parcobello




Decimo capitolo

“Siamo in vacanza! Ora possiamo metterci al lavoro!” dichiarò entusiasta Emma mentre tuffava un biscottone nel latte caldo. “Certo che sei particolare,” commentò il papà. “Quando uno è in vacanza può anche pensare al 'dolce-far-niente' ma vedo che tu, Emma, come al solito ti distingui sempre,” aggiunse con un sorriso, dandole un pizzicotto sulla guancia. “Ma questo è il lavoro più bello del mondo papà. E' un lavoro verde!” rispose Emma, godendosi la sua meritata colazione.

Emma rimase un istante con il suo mezzo-biscottone pronto per il secondo tuffo, nel momento preciso in cui l'attenzione di tutti era su Semino, che aveva rovesciato il suo latte per terra. Era stato sufficiente dire la parola 'verde' che Emma era partita in volo nella sua piccola bolla magica che la portava a vedere e capire il verde intorno a sè. Tutto d'un tratto le piantine aromatiche sul davanzale in cucina parevano una foresta magica. Emma fece un sospiro profondo per sentirne il profumo...

Era come se Emma avesse un radar particolare o dei raggi-X speciali che cercavano e identificavano tutto ciò che era verde. Grazie a queste capacità, ora Emma sentiva questo mondo verde come se fosse il più caro amico con cui trascorrere il tempo, da cui imparare, ma anche da proteggere e a cui badare. Doveva averne cura come se fosse il suo piccolo Semino, ascoltarlo come se fosse la sua saggia nonna, essere forte per lui come il suo papà e condividere tutto quello che questo mondo verde le insegnava con la dolcezza e la generosità della sua mamma.

All'improvviso, sentì un rumore gracchiante, come quello di una vecchia radio. Veniva da un piccolo cactus posizionato fra il basilico ed il peperoncino...”Emma, sei sveglia vero? Sono io, Tappo. Il mio piccolo amico Spikey si è offerto di darmi un mano quando ho bisogno di contattarti. Ti aspetto dopo al Parco Verde? Ti devo dare un messaggio...” “Ma certo, certo...ci sarò!” rispose Emma con una voce così piccola che sembrava quella di un topino. “Certo che cosa?” chiese la mamma mentre si sedeva nuovamente, dopo aver asciugato il lago di latte sotto il seggiolone di Semino. La comunicazione di radio era terminata. “Niente mamma, volevo dire, certo che ti aiuto oggi se hai bisogno di me. Sparecchio io la colazione?”

Emma aveva imparato che la collaborazione fra gli alberi era proprio come quella di una famiglia. Dunque aiutare la mamma non poteva che essere una cosa bella! ”Grazie Emma! In effetti, un tuo piccolo aiuto oggi con Semino sarebbe fantastico...” Al Parco Verde Emma sarebbe andata più tardi, con Muschio naturalmente.

Intanto, mentre Emma si prendeva cura del suo fratellino, giù in strada c'era chi si era addirittura alzato presto per fare la propria “vigilanza verde.” Dunque nonostante il freddo e la neve, c'era già un gran via-vai. Era impossibile non notare un movimento continuo di gruppetti di bambini intorno alle case e l'attività senza sosta di altri bambini lungo le strade. Sembrava che l'intero quartiere fosse in subbuglio con bambini ovunque che osservavano, misuravano, disegnavano, odoravano, toccavano e commentavano ogni singolo pezzettino di verde che trovavano vicino a casa propria.

C'era chi portava sottobraccio foglioni di carta arrotolati, come se fosse un architetto, e con l'aiuto della schiena dritta di qualche compagno gentile si metteva a segnare e disegnare la propria mappatura del suo pezzetto del puzzle, pezzetto che poi sarebbe diventato una parte della grande mappa verde del quartiere.

Era bello vedere come bambini piccoli e grandi si stessero aiutando e si stessero curando a vicenda. Anche se non erano compagni di classe, anche se in realtà si erano conosciuti solamente pochi giorni fa, c'era già fra di loro un “filo verde” che li univa con un nuovo legame forte, esattamente come le radici che portano gli alberi di specie ed età diverse a conoscersi sotto il suolo ed a far parte di un mondo unico da condividere.

Quella mattina il cartolaio, il Sig. Marco, rimase perplesso quando si trovò all'apertura del negozio una fila di bambini che volevano tutti comperare materiali verdi! Già a mezza mattinata non aveva più nè carta, nè matite colorate, nè acquarelli o pastelli a cera di qualsiasi sfumature di verde. Era dunque inevitabile che chi, come lui, non fosse stato presente alla riunione straordinaria del giorno precedente al Parco Verde diventasse un tantino curioso di sapere esattamente che cosa stava succedendo.

Mentre chiudeva per la pausa pranzo, il Sig. Marco ne parlava con i suoi due vicini, il panettiere, Sig. Mahmoud, e l'edicolante, il Sig. Pantaleo. Conoscevano molto bene Emma e Muschio, e confrontandosi avevano già capito che in qualche modo c'entravano i due amici.

“Ma sentite un po', stamattina mi sono trovato ad accompagnare due bambini che insistevano che dovevano “salutare” quel vecchio cespuglio che c'è in mezzo allo spartitraffico in Via dell'Usingolo. Ho messo il ragazzino più grande a fare da “palo” mentre servivo alcuni clienti e poi quando sono tornato indietro avevano già fatto un disegno della pianta, prese le misure precise e le avevano anche dato un nome di battesimo, “Carlotta!” Poi quando mi hanno chiesto che tipo di cespuglio fosse – figuriamoci se lo sapevo – ho dovuto promettere che quando sarebbero tornati nel pomeriggio glielo avrei fatto sapere. La più piccola della compagnia poi le ha mandato un bacino quando le ho fatto attraversare la strada,” disse il Sig. Pantaleo grattandosi il capo. “Eh già, e allora io che ho dovuto prendere una scala per aiutare un paio di fratellini che si erano fissati che dovevano “studiare” la pianta rampicante sul muretto di fianco alla panetteria?!” aggiunse il Sig. Mahmoud. “Siamo stati un bel po' lì insieme ad osservare come saliva lungo muro attaccandosi come Spiderman.”

“Io ho già capito che la nostra Emma e il suo amichetto, Muschio, c'entrano in tutto questo. E ve lo devo dire. Mi piace. Sì, mi piace proprio. Vedere tutti questi bambini fuori, non sempre in casa come siamo abituati d'inverno. Vederli insieme che si aiutano. Vederli interessarsi di quelle poche macchie di verde qua e là che abbiamo nel quartiere, secondo me è proprio quel che ci vuole,” commentò il Sig. Marco. “Ho già ordinato altro materiale verde dal mio fornitore e ho deciso che farò uno sconto su ogni articolo verde che i bambini vengono a comprare.” “Io invece ho pensato di fare dei biscottini nuovi da distribuire oggi pomeriggio ai bambini perché mi hanno detto che oggi gireranno ancora dopo pranzo. Sono a forma di foglia, che dite?!” disse entusiasta il Sig. Mahmoud. “Beh, dato che di pomeriggio l'edicola lavora meno mi sono offerto di fare la mappa anche della mia via,” dichiarò con un certo orgoglio il Sig. Pantaleo. “Anche se non vivo nel quartiere dei fiori e degli uccelli ci sono un paio di querce dove scorre il naviglio sotto casa mia, dunque mi faccio un giretto in bici...allora ci rivediamo nel pomeriggio signori miei,” disse il Sig. Pantaleo salendo in bici. “Buon appetito!” risposero in coro il Sig. Mahmoud e il Sig. Marco e ognuno prese la strada verso casa propria. Ognuno con un sorriso sulle labbra.

Quella prima mattinata delle vacanze era già stata così piena di novità che nel quartiere tutti avevano qualcosa da raccontare a tavola durante il pranzo. Le conversazioni erano frizzanti e fresche. Gli occhi curiosi e le orecchie attente. Parco Verde era ormai sulla bocca di tutti. Il quartiere si stava tingendo di verde.




Undicesimo capitolo

Quella prima mattina delle vacanze i bambini avevano girato ogni angolo del quartiere come i semi a paracadute di un dente di leone. Era come se il “soffio” di Emma e Muschio avesse fatto partire ciascun bambino nel proprio “viaggio nel verde.” I semi erano arrivati alle maestre, alle famiglie, ai negozianti, ai vicini di casa ed ora crescevano nuove idee nel quartiere. Mentre Emma giocava con Semino, il mondo fuori dalla porta di casa aveva iniziato a trasformarsi.

Mentre Emma usciva per andare a trovare Tappo, nel pomeriggio, il sig. Mahmoud la vide passare e corse fuori a portarle qualche biscotto a forma di foglia. “Eccoti Emma, non so che cosa hai fatto esattamente, ma so che è una cosa buona, proprio come questi biscotti! Dimmi poi se posso fare qualche cosa anch'io.” Il sorriso che si dipinse sul viso di Emma era impagabile. “Sig. Mahmoud, grazie! Semplicemente vogliamo un quartiere veramente verde, anzi verdissimo. Le piacerebbe se in primavera mettessimo qualche piantina davanti alla sua panetteria...? Ogni fiore e ogni foglia è un po' di vita, vita verde.” “Ma sicuro, lo facciamo insieme Emma,” esclamò Sig. Mahmoud con decisione. “Sono contenta. Ed è buono, anzi, (crunch crunch) buonissimo questo biscotto Sig. Mahmoud! Gli altri li condivido poi con Muschio,” rispose Emma girandosi per salutarlo ancora.

Emma trovò Muschio insieme ai bambini più piccoli del loro condominio a guardare insieme un libro sugli alberi. Stavano confrontando le immagini sul libro per fare poi un disegno delle varie parti dell'albero che si trovava sull'angolo della strada. Muschio stava spiegando che in realtà noi vediamo solamente una parte di ogni albero, perché sottoterra hanno tantissime radici che assomigliano a lunghissime dita che cercano le radici degli altri alberi per stringere amicizia. Un po' come noi stringiamo la mano.

“Ti raggiungo dopo al quartier generale, Emma,” disse Muschio frettolosamente. “Sai, qui devo rispondere a un sacco di domande. Hanno bisogno di un po' di aiuto!” Emma gli mostrò un biscotto-foglia e rispose, “ti aspetto per fare merenda insieme...” e si girò nella direzione del parchetto.

In quel momento Borsa-Belinda stranamente cadde a terra. Emma pensò d'essersi impigliata in qualcosa ma mentre la tirava ne caddero come coriandoli tantissime foglie fatte di cartoncino, ognuna diversa dall'altra per la sua forma e per la sua sfumatura di verde. “Belle Emma, ma quando le hai fatte?” chiese Muschio curioso. “Beh, sai com'è, Borsa-Belinda è sempre piena di sorprese,” rispose Emma con un'alzata di spalle.

I due amici distribuirono le foglie a ciascun bambino presente. Poi, con un tono un po' da cerimonia, Emma disse ai bambini, “Vedete, come guardiani del Parco Verde è giusto che abbiate qualcosa per farvi riconoscere. Non perdetele!” Come risposta immediata le foglie si attaccarono da sole, come se fossero incollate, sulle braccia dei giacconi dei bambini. Emma e Muschio si guardarono stupiti... Dato che - una volta tanto - Muschio era rimasto senza parole, ci pensò Emma a ringraziare subito Borsa-Belinda con una carezza e sussurrandole: “sei la migliore!”

Venendo al Parco Verde Emma aveva visto e salutato tanti altri bambini che giravano come piccole formiche operose. Infatti, il Parco Verde era vuoto. Ma gli alberi c'erano sempre, silenziosi e sereni. Emma fece un disegno del Parco Verde con un dito nell'aria. Il parco aveva però la forma di un grande, vecchio albero con tutte le vie dei fiori e degli uccellini che partivano da lì per raggiungere tutti gli abitanti del quartiere e poi oltre, proprio come le radici di Tappo partivano da lui per raggiungere altri alberi. Immaginava i bambini camminare su e giù per le vie portando del bene al Parco Verde e al quartiere, allo stesso modo in cui gli alberi potevano scambiare tramite le loro radici quello che poteva servire loro per poter stare bene. Il disegno rimase sospeso nell'aria per qualche istante, e poi sparì.

Le piaceva quest'idea del parco-albero e lo condivise con Tappo. “Hai ragione a vedere le cose così,” le rispose felice Tappo. “Sai, ti volevo vedere oggi per ringraziarti non sola da parte mia, ma anche da parte dei miei amici e famigliari. Sai tramite quello che ci piace chiamare 'Radio-Radice' noi tutti siamo sempre in contatto. Hai visto che anche Spikey lavora per noi. Già molto presto stamattina una betulla in Via delle Genziane mi ha contattato per raccontarmi che un bambino l’aveva abbracciata e dato il nome Betty. Era felicissima di questa nuova amicizia. Il bambino le ha anche detto che passerà ogni giorno a trovarla. Volevo dirtelo. Il Parco Verde si sta spandendo in tutto il quartiere! E non solo.”

Nonostante il freddo del pomeriggio invernale, Tappo emanava un calore coccoloso come quello delle caldarroste. Emma si sentì a casa e ricambiò accarezzando affettuosamente la sua corteccia rugosa. Il fatto di avere Tappo per amico, e di poterlo sentire così vicino, era per lei il regalo più grande che avesse mai potuto sognare. Era come se avesse delle radici anche lei che spuntavano da sotto i piedi e le permettevano di sentire e vedere tutto quello che era verde e vivo intorno a sé.

“Tappo, è semplice. Questo non è solo un quartiere, è la casa di tutti noi, piante e persone.” “E ci siamo anche noi,” aggiunse una vocina canterina. Emma guardò in alto e vide un passerotto – bello cicciottino – che la guardava con occhi vivaci. “Mi chiamo Gustavo, ma mi chiamano Gus.” Ad Emma pareva che cantasse! “Sono il Capo Piuma di Via dei Passeri dove abbiamo istituto un piccolo comitato nuovo, un ramo di Parco Verde. Sono venuto qui oggi, su invito di Tappo, per dirtelo!” Emma rimase incantata sia da Gus che dalla notizia. “I nostri amici alberi non hanno le gambe per fare un giretto nel quartiere. Ma noi uccelli abbiamo le ali. Infatti, noi il giretto lo facciamo ancora più lontano così Parco Verde potrà arrivare anche ad altri quartieri della nostra bella città,” disse Gus, il suo petto piumato gonfio per la contentezza.

A questo punto Tappo prese la parola,. “Noi alberi ci siamo anche un po' consultati in questi giorni Emma e ti vogliamo un'altra cosa. Quello che avete già fatto e che state facendo è decisamente VERDE, ma è soprattutto BELLO! È bello perché il parco non è solamente in questo posto dove vivo io, ma in ogni pezzettino di verde del quartiere che ora fa parte di questo parco, come anche i bambini guardiani.” Tappo si fermò per un attimo, come per riprendere il fiato. La sua voce traboccava di felicità. Continuò, “è bello per il verde che si vede e si cura, è bello per le amicizie che nascono e crescono come le piante. Dunque, secondo noi, questo parco non è solo verde, ma è un Parco Bello!” Emma stava già saltellando intorno a Tappo come una rana in primavera. “Ma certo! Parcobello! Che regalo che ci fate Tappo.”

In quel momento arrivò Muschio per la merenda – naturalmente seguito da vicino da Peetee. Gus e Peetee evidentemente si conoscevano già e ebbe inizio un balletto di saluto in volo fra i rami di Tappo. Erano al completo quel giorno al quartier generale. Emma, Borsa-Belinda, Muschio, Tappo, Peetee e Gus. Pareva mancasse all'appello solo Spikey di Radio-Radice ma invece il consueto rumore “crick-crack” da radio arrivò tramite le radici di Tappo e così si capì che anche lui era in ascolto.

“Ho perso qualcosa?” chiese Muschio curioso. “No Muschio. Anzi sei arrivato al momento giusto,” rispose Emma, “ti presento Gus!” Non era una sorpresa vedere che fra Muschio, Peetee e Gus ci fosse subito un'intesa speciale. Ciascun uccellino si era scelto una spalla di Muschio dove posarsi, sia per la simpatia che per l'inevitabile caduta di numerose briciole...Facevano un bel trio.

Emma e Tappo guardarono i loro gli amici con affetto. La squadra verde che era nata solo poche settimane fa era già cresciuta e si capiva che c'era certamente posto anche per altri nuovi arrivi in futuro. “Amici, ho un annuncio da farvi,” esclamò Emma con entusiasmo, “il nome di Parco Verde cambierà. Da ora in poi sarà Parcobello!” “Mi piace,” disse Muschio saltando in piedi. “Sai, il nostro parco è verde, ma da quando è diventato più verde è anche più bello, e tutti sono anche più allegri. Parcobello è il nome perfetto.”

“Ora dobbiamo farci venire nuove idee per Parcobello,” disse Emma pensierosa. I bambini sarebbero andati avanti per la durata delle vacanze a mappare ogni millimetro di verde nel quartiere. Poi ci sarebbe da fare la mostra a scuola come avevano proposto le maestre. E il sig. Mahmoud era già d'accordo a piantare più verde davanti alla sua panetteria, ma forse si poteva proporre la stessa cosa al sig. Pantaleo e al sig. Marco? Insomma, c'erano tante cose bellissime che si potevano fare, anzi, che si dovevano fare.

Come se la stesse leggendo nel pensiero Muschio annunciò poi orgoglioso, “ti devo dire Emma che al mio papà è piaciuto molto che i bambini piccoli del nostro condominio oggi si siano offerti di fare da guardiani del verde davanti a casa nostra. Ha detto che in primavera pianterà tanti fiori di tanti colori, per ringraziarli. E pensa, ha anche dato un nome all'albero sempreverde vicino al cancello. Lo chiama Pino. Lui non lo sa, ma l’ho già sentito chiamarlo per nome. Bello no?”

Mentre la banda di amici si scambiava idee e notizie con sorrisi larghissimi Emma sfiorò con la mano la foglia su Borsa-Belinda che per una frazione di secondo si illuminò. Che squadra-famiglia! Pensò che il freddo invernale si sarebbe poi sciolto e scivolato verso la primavera e così sarebbe tornata anche la sua rondine con i suoi racconti di viaggi in paesi lontani e soleggiati. Ma al suo rientro, anche Emma avrebbe avuto qualcosa da raccontare... parola d'ordine “Parcobello!”


Scritto da Myfanwy Woods-Jack

Illustrato da Claudio Monnini

su un personaggio creato da Laura Dondi

con Myfanwy Woods-Jack e Claudio Monnini


28 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page