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Salvarci per un pelo

Piccoli accorgimenti che fanno bene al mondo


di Claudio Monnini


Ci sono piccoli gesti quotidiani che ripetiamo ogni giorno da anni, e che fatti da miliardi di persone diventano un gesto globale, smisurato, che mina la salute del pianeta, o meglio la salute della nostra specie sul pianeta. L’economia lineare ci ha abituati, nel secondo dopoguerra, a disfarci di cose che durano poco ed è più veloce buttare via che non riparare o lavare. Il bassissimo costo dei materiali plastici - un costo basso solo perché chi la produce non paga il danno ambientale o sanitario - ci ha indotto a plastificare oggetti di uso comune (bottiglie, tubetti, bicchieri…) o a imballarli con la plastica monouso; oggetti che per secoli sono stati fatti per durare una vita o che nessuno imballava, come l’insalata. Pochi sanno che i piccoli pezzi di plastica sono peggiori per l’ambiente marino degli oggetti grandi, arrivano al mare attraverso qualsiasi tombino anche di una grande città, e ce li ritroviamo finemente sminuzzati nella cena, o addirittura nel sangue (ricerca condotta nei Paesi Bassi e coordinata dalla Vrije Universiteit di Amsterdam).


Nel 2020 si è verificato un evento che nemmeno gli scienziati avrebbero saputo prevedere: secondo uno studio pubblicato su Nature, il peso complessivo di tutti i manufatti umani ha superato ormai quello della biomassa, cioè di tutto ciò che è vivente in natura e non è stato creato dall’uomo. Ogni settimana si producono nuovi oggetti per un peso pari a quello di quasi otto miliardi di esseri umani. E in particolare la sola plastica, che negli ultimi 20 anni ha sostituito molti materiali in commercio da sempre in confezioni di carta, di metallo o di vetro (magari a rendere), ha superato in peso tutta la biomassa animale, che vale il 3 per mille di tutta la vita del pianeta Terra.


Gesti molto banali, come radersi ogni giorno con un rasoio a lame oscillanti doppie o triple incastrate in uno stampo di plastica, sarà anche “like a bomber”, ma crea rifiuti difficilmente riciclabili, con micro-plastiche destinate a durare centinaia se non migliaia di anni. E ogni giorno si rade qualche miliardo di persone.

Mi sono perciò chiesto se non vi fosse un modo migliore di farsi la barba ogni giorno. La risposta è sì, e affiora nitida dai miei ricordi d’infanzia: molte delle abitudini virtuose le hanno infatti praticate i nostri genitori e i nostri nonni, per una vita, senza nemmeno sapere che fossero tali. Basterebbe riadottarle.


Ho fatto una veloce ricerca e ho subito scoperto che esistono ancora i rasoi in metallo in cui si possono inserire le tradizionali lamette, usarle una settimana, girarle, usarle un’altra settimana, e poi riciclarle insieme a latta e metalli. Costano anche pochissimo, i rasoi ma soprattutto i ricambi: e sono standard, a prescindere da che rasoio avete, a differenza di quelle ipertecnologiche che sono fatte per fidelizzarvi (a caro prezzo) a una specifica marca e modello. La lametta è un rifiuto che ha il pregio di essere mono-materico: potete anche conservare le lamette esauste in una lattina delle bibite e quando è piena gettate via un rifiuto coerente, di solo metallo.

Anche la schiuma da barba, dotandosi di un pennello da barba, può essere ottenuta da una saponetta solida, senza impegnare una bomboletta spray, senza una confezione di plastica per una crema pronta… prendetevi 30 secondi in più la mattina, godetevi la rasatura con cura, e se pensate che sia una routine troppo lunga, imparate a considerarla un treat.


Magari le prime volte, abituati a rasoi elastici e semoventi, vi scapperà qualche taglietto, ma sono sicuro che avrete il pelo, anche sullo stomaco, di affrontare il rischio e diventerete subito abilissimi.

Quindi: don’t shave like a bomber, shave like a boomer!

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