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PARTITO IL PARCO CHE SI VEDE, SI TOCCA, SI SENTE,SI MANGIA, SI AMA. A MILANO

Come un’area verde abbandonata può trasformarsi in un servizio per l'ecologia e per la collettività.



Dopo mesi di gestazione, di disegni, di trattative e di sogni è nato un progetto ecologico, sperimentale, visionario, a Milano. Un gruppo di ecologisti, storyteller, designer, architetti, paesaggisti, scienziati ambientali, formatori e sognatori, ha voluto dotare la città di uno spazio verde dove fare scuola di ecologia.

Fare scuola dall’infanzia all’età adulta, perché la conoscenza e l’ascolto della natura, intese come pratica nella natura, non è scontata in città, ma dovrebbe diventare possibile e quotidiana. Si pensi soprattutto ai nativi digitali, che mai si sono sporcati di terra, ma anche a donne e uomini d’azienda, che solo attraverso attività a contatto con la natura possono sviluppare empatia e consapevolezza, strumenti indispensabili alla conversione ecologica della società, attraverso una rivoluzione culturale diffusa, metabolizzata, interiorizzata. Ora si può fare a Milano, in un luogo raggiunto da una ciclabile.

È nato Parcobello; il manifesto è una citazione di Stefano Mancuso: “[…] La reale importanza delle piante per la vita dell’uomo non è percepita nella sua interezza dalla maggior parte delle persone. La nostra vita, così come quella di ogni altra forma animale su questo pianeta, dipende dal mondo vegetale. […]Faremmo bene a tenerne conto nel progettare il nostro futuro.” (Stefano Mancuso, ‘Plant Revolution’).

Laura Dondi, Claudio Monnini, Antonia Moroni, Giulia Bifronte, Antonella Impellizzieri, Sebastian Brocco, Serena Fantini hanno individuato e ottenuto un’area (non pubblica) di 15 ettari nella periferia sud di Milano, in via Ripamonti: un vivaio tornato a essere bosco, decine di filari monocultivar, dai susini, ai carpini, alle betulle, alle conifere, definiscono aree tematiche, tagliate da sentieri e radure, circondati dai campi agricoli.

Il parco ha iniziato a prendere forma riciclando le cose trovate sul luogo, dalle tubature in cemento ai rami secchi, e prenderà continuamente forma attraverso le attività dei partecipanti, che lasceranno sul luogo le proprie opere, come testimonianze di un passaggio che si fonde con la natura e con le stagioni. Il bosco riacquisterà gradualmente una nuova identità, attraverso le storie di tante persone.

Sorgeranno così anche delle “stanze” nella natura, opere installative tra land art e design, ma anche siepi morte, rifugi per animali selvatici, banchetti nella natura con menu a “metro zero”.

Sabato 12 settembre si sono svolte le prime sessioni di laboratorio con i bambini: costruzione di siepi di Benjes e Teatro per bambini. I loro commenti entusiasti e la luce che avevano negli occhi dopo due ore di contatto anima e corpo col bosco erano quasi commoventi. Erano sporchi di gioia, come dovrebbe essere un bambino.

Le sessioni, tutte all’aperto e in piccoli gruppi fino a un massimo di 15 persone, sono compatibili con il distanziamento sociale richiesto dal momento. Si misura la temperatura all’arrivo e si porta la mascherina, soprattutto nelle situazioni in cui è possibile che i partecipanti si avvicinino a meno di un metro.

Parcobello nasce con l’idea di essere un modello replicabile, per dimostrare che la rivoluzione si fa partendo dal basso, dalle radici del problema che abbiamo, e vogliamo che sia occasione di lavoro e per tanti bravi professionisti e formatori, e di riscatto e valorizzazione “green” di un pezzo di territorio.

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