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Il Parco che voleva esserci


Ogni giorno Giulia prende la metro a Cologno Sud.

Parcheggia accanto al furgone bianco che sta davanti al pilone di sostegno dei binari.

Vorrebbe lei il posto davanti al pilone, ma il furgone è sempre lì, un po’ più avanti o un po’

più indietro, ma sempre lì.

Quel pilone l’ha affascinata sin da subito. In un primo tempo le metteva un po’ di soggezione… cosi imponente e statuario, grigio e cupo anche nelle giornate di sole. Del resto ha una grande responsabilità quel pilone: deve sostenere il peso del passaggio di migliaia di persone che transitano sulla linea 2.

Poi un giorno, a primavera inoltrata, aspettando un’amica fuori dalla stazione si accorge che quel pilone ha assunto sembianze diverse. Una coltre di edera lo ha ricoperto di un manto verde che lo fa sembrare un grande albero dalla chioma soffice e fluttuante. L’edera avvolge anche parte della struttura di sostegno dei binari, allargandosi in un gesto di apertura di due braccia accoglienti. È un segno: la natura ha voluto riprendersi la scena, ha inventato un albero dove c’era un pilone di cemento. Vuol dire che questo luogo, usato come passaggio senz’anima e senza personalità, ha lasciato un messaggio: “fermati, guardami, prenditi il tuo tempo”.



Ai piedi, un prato verde incolto, striato dai sentieri di frettolosi passi quotidiani.

Giulia prende lo smartphone e manda una foto a Laura e poi a Claudio e poi ad Antonella. La

didascalia “pianta urbana” suscita un sorriso nei destinatari.

Raccogliamo il messaggio.

“Io, nel foro del pilone ci infilerei un’altalena bilzo balzo, un’occasione insolita per invitare la ragazza che incroci tutte le mattine e non sai come fermare, come guardare negli occhi”.

“Ma se sei da solo? Io ci appenderei delle altalene oscillanti, chi lo ha detto che le altalene servono ai bambini? Mettiamo altalene che facciano emergere i bambini anche dagli adulti”.

“Io ci metterei sotto un prato fiorito, che accoglie insetti e animaletti e diffonde il profumo di campo, cosi sembra di ondeggiare in campagna. E poi tornano le api…”


Ecco che nasce Swing Park, sotto il primo pilone accanto alla stazione di Cologno Nord.Uno spazio residuale, di passaggio, che diventa uno spazio di qualità per city users: il primo dei Pocket Garden che Parcobello® immagina per Milano, un luogo per ritrovarsi, anche da soli.



Vogliamo disegnare una Green Map della nostra metropoli in cui tanti piccoli Parcobello® danno vita a una rete di luoghi speciali: un Parcobello® diffuso. Micro-interventi mirati a rigenerare spazi residuali altrimenti abbandonati attraverso il verde della natura e altri strumenti di volta in volta suggeriti dalle caratteristiche del luogo, per migliorare la vita delle persone, per valorizzare la natura, per garantire il “diritto alla bellezza”.


Vuoi diventare Parcobello® activist?


- Inviaci subito la foto di uno spazio che vorresti migliorare e che per qualche ragione ti ha colpito, dicci perché. Inviaci anche le coordinate, cosi vediamo anche noi dove si trova.


- Insieme, con le nostre competenze e i tuoi desideri, e quelli della comunità del tuo quartiere, progettiamo un luogo speciale e cerchiamo di realizzarlo.


- Poi rendiamo pubblico il progetto, lo presentiamo in Municipio, raccogliamo il bando giusto, le risorse, facciamo una petizione… per ricevere tantissimi commenti e atterrare in un vero Parcobello®


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